I segreti mai svelati della maglia del “meno nove”

I segreti mai svelati della maglia del “meno nove”

Dopo le dolorose vicende che coinvolgono la Lazio nello scandalo del calcioscommesse bis, tre personaggi fondamentali salvano la “Prima squadra della Capitale” dal fallimento: Renato Bocchi ed i fratelli Calleri. Nell’estate rovente del 1986 la Lazio viene retrocessa in Serie C, ma la condanna è attenuata dalla Caf che riammette la Lazio in Serie B, ma con 9 punti di penalizzazione. 

Con l’assegnazione della pesantissima penalizzazione da scontare nella stagione 1986/87, serviva qualcosa che compattasse l’ambiente e che conferisse spirito combattivo ad una squadra chiamata a compiere un’impresa sportiva al limite del proibitivo. Lo scampato fallimento del club biancazzurro nell’estate del ’86 segnava anche la fine del connubio con lo storico sponsor tecnico Ennerre, con il quale si decise di non rinnovare il contratto di fornitura tecnica. La Lazio in quel momento era senza abbigliamento sportivo. Al nuovo presidente laziale Gianmarco Calleri non rimaneva allora che affidarsi ad Angelo Torda, il fedele factotum da sempre vicino alle sorti del primo club capitolino e titolare della ditta “Tuttosport articoli sportivi” che fin dagli Anni ‘70 forniva le divise alla Lazio. Calleri, precedentemente massimo dirigente dell’Alessandria dal 1983 al 1985, conosceva benissimo l’azienda sportiva piemontese della Robe di Kappa, lo storico sponsor tecnico della Juventus, a cui pensava per la stipula di un contratto di fornitura per la Lazio. Pertanto, venne formalizzato l’accordo con la Tuttosport per una sola stagione, in modo da poter celebrare il matrimonio con la Robe di Kappa per il successivo campionato. La nuova “maglia bandiera”, ribattezzata come la maglia del “meno nove”, è di fatto il remake della versione ideata e prodotta dall’Ennerre nel 1982. Per la realizzazione tecnica della casacca, la Tuttosport si rivolgeva all’azienda parmense di abbigliamento sportivo “ABM”. La casacca con l’aquila stilizzata, anche in questo caso, durò una sola annata. come lo fu per la stagione 1982/83.  Angelo Torda, classe 1932, ottimo conoscitore del calcio giovanile romano, è stato il fondatore e titolare da sempre dell’azienda romana di abbigliamento sportivo Tuttosport, gestita con amore e passione fino al giorno della sua scomparsa. Successivamente il testimone della guida dell’azienda passa ai propri figli. Torda, grazie all’esperienza maturata nel suo negozio sportivo, ebbe la possibilità di consigliare direttamente lo staff e i calciatori della Lazio sulla scelta migliore delle maglie, dei tessuti e delle scarpe da calcio. Angelo Torda fu un importante punto di riferimento per tutto il mondo Lazio. La sua abilità, maturata negli anni come talent scout nel calcio giovanile, venne ben apprezzata da Bob Lovati diventandone ben presto il consigliere più fidato. Divenne anche responsabile del servizio raccattapalle della Lazio allo stadio Olimpico. Già a partire dal 1945 Torda, in qualità di giovanissimo dipendente della ditta Gradella Sport (di Uber Gradella, indimenticabile portiere biancazzurro), aveva il compito di consegnare le divise ai calciatori della Lazio. A quell’epoca la Gradella Sport forniva le casacche alle squadre di Lazio e Roma. Nel 1961 Angelo Torda fondava la società Tuttosport che commercializzava divise da calcio ed accessori per il centro-sud ed isole fino alla fine degli Anni ’80. Con l’avvento dei grandi colossi come Adidas, Nike, Puma ed Umbro, anche la Tuttosport, come Ennerre, ABM ed altri marchi italiani, dovette mutare il proprio target di riferimento. Tuttosport, esclusivista del marchio S.S. Lazio negli Anni ’70, non aveva mai realizzato in proprio le maglie della Lazio poiché non possedeva una struttura idonea alla produzione tessile, ma si affidava a terzi per la realizzazione delle divise, firmando i capi con l’etichetta interna, “Tuttosport articoli sportivi”.

 

Siamo proprio andati ad intervistare il signor Maurizio Bellissimo, presidente e fondatore della ABM (Abbigliamento Bellissimo Maurizio), che si occupò nell’estate del 1986 della realizzazione (su commissione Tuttosport) della leggendaria maglia del “meno nove”. Il signor Bellissimo, qualche tempo fa ci segnalò che la maglia del “meno nove”, venne realizzata a Parma dalla sua azienda. Nessuno però era a conoscenza della corretta storia della manifattura di quelle leggendarie divise. Ce la racconta?

Tutto nacque grazie ad un nostro rappresentante ABM che operava nel Lazio e che forniva il nostro materiale sportivo alla Tuttosport del compianto Angelo Torda. Parlando con Torda venne fuori che il presidente Calleri delegò la sua famiglia per la scelta della maglia della stagione 1986/87, per cui il nostro rappresentante disse a Torda che poteva fare affidamento proprio sull’ABM per la realizzazione delle nuove divise. Davide, uno dei figli di Angelo, stravedeva per la “maglia bandiera” della stagione 1982/83 ideata dall’Ennerre e si impose con il papà per il ripristino della maglia con l’aquila stilizzata. Dopo l’ok dell’ex presidente Casoni, proprietario del marchio, si passò alla fase realizzativa. Davide Torda venne da noi fino a Parma e ci portò due elementi da cui prendere spunto per la realizzazione della divisa del meno nove: una medaglietta con l’aquila stilizzata e soprattutto una foto di Giordano in azione con il completo dell’Ennerre del 1982.

 

Tutto questo in pochissimo tempo, perché il processo sul calcioscommesse era ancora in atto e non si sapeva che fine avrebbe fatto la Lazio… 

Esatto. Il tempo a disposizione fu pochissimo, diciamo che abbiamo avuto l’ok per fornire il nostro materiale dalla seconda partita di Coppa Italia della Lazio, per cui vennero preparate in fretta e in furia le divise a maniche corte e, nel corso dell’anno, distribuimmo quelle con le maniche lunghe.

 

Infatti, dal materiale di repertorio notiamo che le maglie bandiera sono diverse da quelle che poi vennero utilizzate in tutta la leggendaria stagione. Giusto? 

Si, in effetti le amichevoli, e le gare fino al secondo turno di Coppa Italia (Lazio-Napoli 0-2, del 27 agosto 1986, ndr), vennero giocate con un tipo di maglie bandiera non prodotte dall’ABM, seppur firmate sempre dalla Tuttosport. Questo perché il giorno dopo la partita contro il Napoli, la Lazio ebbe la certezza di disputare il campionato di serie B, seppur con il fardello dei 9 punti di penalizzazione: dunque venne dato il via libera alla nostra fornitura tecnica attraverso la Tuttosport.

 

Come venne concepita la maglia del “meno nove”?

È stata pensata sul modello Ennerre, prodotta nel 1982, ma con piccole differenze, di cui la principale fu il materiale in poliestere lucido al passo con i tempi. La ditta ABM Sport è stata la prima in Italia a fabbricare le maglie in sublimatico, grazie anche alla collaborazione con Umbro Italia, per la quale abbiamo prodotto, imparando i “trucchi del mestiere” che ci sono serviti per proseguire con successo la nostra attività. Le maglie della S.S. Lazio sono state tra le prime ad essere da noi prodotte, con un innovativo (ai tempi) sistema di sublimazione, e con un tessuto poliestere liscio. Una volta realizzate le divise, prive di numerazione, vennero consegnate a Roma, nel negozio della Tuttosport in cui venivano applicati i numeri in materiale flock.

 

Maurizio cosa intendiamo per stampa sublimatica?

La sublimazione tessile è una tecnica di personalizzazione nata all’inizio degli anni ’80 per personalizzare i completini da ciclista, permettendo di stampare capi bianchi 100% poliestere. All’epoca le maglie da calcio erano in filato, tessute a due fili pesanti per le divise invernali, mentre erano in filo per quelle estive. Le divise in stampa sublimatica sono personalizzabili in tutta la loro superficie su tessuto bianco 100% poliestere. È il sistema ideale per la stampa di abbigliamento tecnico o sportivo perché non ostruisce i pori del tessuto lasciandoli liberi di traspirare.

 

Come funziona?

Nei primi anni la stampa veniva effettuata su carte speciali (trasferibili) con inchiostri serigrafici, ai nostri giorni vengono stampate in digitale. La prima fase della lavorazione consisteva nel tagliare il tessuto in bianco in poliestere per formare le parti della maglia, fronte e retro e le maniche. I pezzi di tessuto tagliato venivano disposti sul piano della pressa a caldo. La pressa aveva due piani, uno sul quale si stendeva il materiale in poliestere bianco ed il secondo piano che stampava e sublimava il tessuto a circa 220 gradi.  Questo era il processo di sublimazione, ovvero la trasformazione che gli inchiostri subivano quando, venendo a contatto col calore, si trasformavano in gas (sublimato) e si univano in maniera stabile alla superficie in poliestere, come era in poliestere la maglia del “meno nove”.

 

Ci spiega tecnicamente la realizzazione della maglia del “meno nove”?

1. L’immagine della maglia bandiera della Lazio veniva stampata su speciali fogli di carta trasferibile, un foglio unico serviva per il fronte ed il retro della maglia, mentre per le maniche c’era bisogno di un altro foglio unico.

2. Per effetto del calore, gli inchiostri sublimavano e si trasferivano sul tessuto come vapori colorati che reagivano con le fibre fissandosi in modo indelebile e senza alcun rilievo superficiale.

3. Infine si rimuoveva il foglio di carta transfer e si mandava in produzione per la cucitura ed il fissaggio dei colli e polsini.

4. Ed ecco pronta la maglia del “meno nove”.

 

L’ultima, drammatica partita è in casa col Vicenza e viene decisa da Fiorini all’ottantaquattresimo minuto. Non basta, è spareggio, a Napoli, con Taranto e Campobasso. Di fronte a 35.000 tifosi laziali, il Taranto batte la Lazio rendendo drammatico lo scontro col Campobasso: un altro gol che entra nei libri di storia biancoceleste lo segna Fabio Poli e quella Lazio si salva e diventa immediatamente leggenda, come leggendaria diventa la maglia del meno nove, che andiamo a raccontare.

La prima maglia, quella del “meno nove” differisce da quella prodotta nel ‘82 dall’Ennerre per il tessuto (lanetta per l’NR e poliestere per quella Tuttosport) e per qualche dettaglio. L’aquila stilizzata percorre tutto il petto e continua il suo disegno sulle maniche. Il collo “a V” è bianco ed il colletto è azzurro. I numeri da gara applicati a caldo sulla maglia sono in vellutino di colore blu royal con il logo Tuttosport inciso al loro interno. Sponsor commerciale è il gruppo bancario “Cassa di Risparmio di Roma”. Per le prime due partite di campionato Parma-Lazio 0-0 e Lazio-Messina 0-1 e per l’ultima partita più importante e decisiva della storia della Lazio, lo spareggio Lazio-Campobasso 1-0, i biancazzurri scendono in campo con una “patch” bianca sulla maglia che riporta la scritta “Cassa di Risparmio di Roma” stampata in nero. In molti si sono chiesti come mai la Lazio sia ricorsa a questo stratagemma tecnico-grafico. La risposta sta nel fatto che nella prima fase della Coppa Italia lo sponsor ufficiale viene realizzato con il logo dell’istituto bancario dalla grafica tondeggiante, ma scarsamente visibile e riconoscibile a distanza. Si ricorre immediatamente ad una revisione della scritta da riportare sulle maglie che evidenzi maggiormente la scritta Cassa di Risparmio di Roma. Le divise erano pronte e così la società per una questione di costi fa applicare delle grandi toppe termoadesive sulle maglie che già presentavano il logo istituzionale della banca. Dalla terza di campionato fino alla penultima partita della stagione, la toppa adesiva sparisce e le maglie si presentano tutte con lo sponsor serigrafato sul tessuto. La maglia a maniche lunghe prodotta dalla “Tuttosport” presenta alcune differenze rispetto a quella prodotta originariamente dall’Ennerre nella stagione 1982/83. Una delle più evidenti si riscontra nelle maniche che, dall’altezza del gomito fino al polso, sono celesti a differenza di quelle Ennerre che erano interamente bianche. Per la prima volta nella storia della Lazio, la seconda maglia realizzata per questa stagione si presenta gialla. Lo sponsor ufficiale Cassa di Risparmio di Roma, lo sponsor tecnico Tuttosport, l’aquila stilizzata ed il numero da gara sono di colore blu. I numeri da gara applicati a caldo sulla divisa sono in vellutino di colore blu royal con il logo Tuttosport inciso al loro interno. La maglia indossata dal secondo portiere e da quelli della squadra Primavera è realizzata nei seguenti colori: rossa, gialla e grigia con l’aquila stilizzata stampata di colore azzurro. di Emiliano Foglia

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