LA MAGLIA

I mondiali di Italia ’90 sono alle porte e negli ultimi anni la Umbro, grazie ad un livello di crescita esponenziale nelle forniture tecnico-sportive per il calcio, si è posta come l’unica antagonista al brand per eccellenza al mondo: l’Adidas. Sia Nike che Puma erano nettamente indietro ad Adidas e Umbro, come numero di club vestiti e come organizzazione tecnica. L’occasione del mondiale italiano fa gola ai vertici della Umbro che in quegli anni fornivano materiale tecnico-sportivo esclusivamente a club della nostra Serie B. La strategia è quella di puntare alla Serie A, allo scopo di vestire prima un club per poi, a cascata, prenderne altri e, chissà, nel futuro anche la Nazionale italiana. La Umbro, per il suo ritorno nel mercato italiano, individua e strizza l’occhio ad un club italiano in forte crescita, con tifosi appassionati del modello calcistico inglese, libero da ogni contratto con altri marchi concorrenti e rappresentante della città di Roma: si tratta della S.S. Lazio, club che da alcuni anni sotto la presidenza Calleri è uscito dalla crisi ed è tornato in Serie A. L’accordo con la Lazio avviene nell’estate del 1989. I tifosi laziali impazziscono, la grande Curva Nord della Lazio segue con ammirazione il modello del tifo britannico e delle maglie dei club inglesi. La nuova casacca della Lazio, risulta innovativa per quel tempo, con un tocco di classe tipico dello stile “old England”. Viene utilizzato lo stesso modello del Manchester City, con l’unica variante del colletto e i polsini di colore bianchi e blu, mentre quelli dei “Citizen” sono interamente blu. La prima maglia presenta un motivo geometrico continuo fatto di triangoli sovrapposti, visibili grazie alla doppia colorazione nella trama del tessuto. Il logo Umbro e lo stemma della Lazio sono interamente ricamati sulla maglia. Sponsor ufficiale si conferma la fedele Cassa Risparmio Roma, con logo stampato in materiale flock blu come i numeri di maglia che, per via del loro font poco leggibile realizzato con un motivo a righe sovrapposte, sono sostituiti dopo poche giornate di campionato con un carattere pieno. La maglia da trasferta si conferma gialla con lo stesso motivo geometrico nella trama della prima maglia. Tocco di eleganza e sobrietà per tutte le maglie, grazie all’inserimento di un bottoncino a clip nel colletto.

 

La prima maglia della stagione

La Umbro ad inizio stagione aveva predisposto per le maglie della Lazio una numerazione poco visibile dagli spalti del stadio Flaminio. I numeri erano realizzati graficamente non a campo pieno, ma con una trama a costine orizzontali. Sulle casacche la tonalità di celeste tendente quasi all'azzurro con questa tipologia di numero utilizzato non permetteva il perfetto riconoscimento del calciatore in azione. Dopo i primi malumori da parte dei giornalisti e dei tifosi, la Umbro decide di ritirare tutte le divise già prodotte, modificando in corsa le maglie. I numeri precedenti poco visibili sono lasciati, ma sopra di essi vengono applicati degli altri delle stessa misura, ma a campo pieno. Curiosità che si può notare da vicino, poiché sovrapponendosi le due tipologie di numeri creano l'effetto a costine sul campo pieno.

La seconda maglia della stagione

La maglia da trasferta utilizza lo stesso “template” utilizzato dalla prima maglia. E' iniziata l’era delle maglie adattabili per ogni squadra. Osservando la casacca si evince la mancanza di inserti bianco e celesti ad impreziosire il capo. Infatti, solo l’emblema societario gli attribuisce una connotazione che la identifica come maglia della Lazio.

Una versione della maglia dei portieri

Per i portieri della Lazio, la Umbro fornisce gli stessi modelli utilizzati dai colleghi di ruolo della nazionale inglese. I colori a disposizione di Valerio Fiori e Fernando Orsi sono nero/fucsia, nero/giallo e nero/verde.

La prima maglia della stagione a maniche corte

In questa stagione le maglie da campo presentano la targhetta cucita sotto il collo “Made in England” e la taglia è esclusivamente XL. Il codice di riconoscimento per le maglie da gara è il 4, riportato sempre nell’etichetta interna. Le maglie in vendita presentano i loghi Umbro e S.S. Lazio stampati e non ricamati, come quelle da campo.

Una versione della maglia dei portieri, con numero poco visibile

La stagione

In estate arrivano Amarildo, attaccante brasiliano che sarà ricordato più che altro per la sua abitudine di regalare Bibbie agli avversari, il libero Soldà, il terzino sinistro Sergio ed il centrocampista argentino Troglio. Il tecnico Materazzi è ormai soprannominato “mister x” per la serie interminabile di pareggi. La Lazio si toglie la soddisfazione di battere tutte e tre le prime della classe. Una stagione tutto sommato tranquilla, che si conclude al nono posto. Ennesimo lutto in casa biancoceleste: il 14 aprile del 1990 viene a mancare, per un tragico incidente, uno dei protagonisti dello scudetto del ’74, Mario Frustalupi.

 

La Rosa

Portieri: Fiori, Orsi, Sassanelli. Difensori: Barbabella, Berardi, Bergodi, Beruatto, Ercoli, Gregucci, Monti, Nardecchia, Piscedda, Sergio, Soldà. Centrocampisti: Biagioni, Icardi, Manetti, F. Marchegiani, Olivares, Pin, Sclosa, Troglio. Attaccanti: Amarildo, Bertoni, Di Canio, Felici, Sosa. Allenatore: Materazzi.

Curiosità

Arriva la Umbro ed i tifosi laziali impazziscono. Fin dal mese di settembre 1989, la Umbro rifornisce immediatamente i negozi riservati al tifoso laziale, come il Lazio Point a Via Farini (stazione Termini) della mitica Enza. Le maglie vendute, però, non sono le stesse di quelle fornite per i giocatori laziali per i match ufficiali. Esse presentano alcune differenze sostanziali, ma a quel tempo non ci si faceva caso e non era così importante come nei giorni nostri. Il tifoso inizia ad acquistare le maglie, non solo per corrispondenza, ma anche attraverso una rete di negozi specializzati. Non perché negli anni prima non lo si facesse, ma semplicemente perché non era di moda. Va detto che prima dell’avvento della Umbro in Italia nel 1989 con la Lazio, i tifosi italiani, come anche quelli di altre squadre, non esibivano allo stadio le maglie della propria squadra del cuore, se non per casi sporadici. Non esisteva il culto della maglia come avveniva da decenni nelle arene inglesi. I tifosi italiani negli stadi si sentivano parte integrante con la propria squadra attraverso oggetti di supporto, come sciarpe, bandiere e cappelli. Tuttavia, con l’avvento della Umbro in Italia inizia una nuova era del merchandising, già aperta con la Robe di Kappa (con i cataloghi della F.S.M.) da alcuni anni, che, sull’onda del modello inglese, pone il tifoso al centro dello spettacolo, grazie alla vendita delle maglie presso negozi specializzati.

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