Lazio-Atalanta, un salto nel tempo: la Dea stilizzata

Lazio-Atalanta, un salto nel tempo: la Dea stilizzata

Quella di stasera tra i biancocelesti ed orobici sarà una gara tra amanti del bel gioco e dal passato vintage condito da stemmi, emblemi, loghi o scudetti. Ieri tradizione, oggi merchandising. Ma la scelta degli stemmi ha sempre rappresentato il primo vagito di un club, successivamente diventato atto di fede e scelta d’appartenenza da parte del tifoso a quella determinata squadra e a quel determinato simbolo. Prima vengono i club, poi le tifoserie. Cambiano i giocatori, i presidenti ma lo stemma resta lì e attraversa epoche, vittorie, sconfitte, retrocessioni, anche fallimenti e debacle. A tal proposito, il Lazio Museum rende omaggio a quel calcio romantico, raccontando in sintesi la storia del simbolo dell’Atalanta degli Anni’80, avversario di turno stasera allo stadio Olimpico. La Dea stilizzata, nasce nel 1982, risulta uno dei più longevi nella vita di un club calcistico italiano. La denominazione del club orobico deriva dalla figura mitologica di Atalanta. Spesso la società bergamasca viene soprannominata la Dea, seppur in maniera erronea. Infatti, la bellissima eroina da cui si era preso spunto originariamente non era effettivamente una divinità bensì la figlia di Iaso, re dell’Arcadia. Per la stagione 1982/83 il presidente Cesare Bortolotti volle dare lustro e risalto al proprio emblema da poter sfruttare anche per fini commerciali. Attraverso la tecnica grafica della stilizzazione venne immortalato il viso della principessa di profilo con lo sguardo verso ovest. Il risultato finale fu un viso bellissimo, dai lineamenti delicati, che donavano al simbolo un effetto soave e seducente. Il logo, impreziosito da una cornice circolare dorata, presentava uno sfondo nerazzurro. di Emiliano Foglia

 

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