Una “maglia bandiera” scudettata, anche in “rosa”. di Antonio Buccioni (Presidente della S.S. Lazio Generale)

Una “maglia bandiera” scudettata, anche in “rosa”. di Antonio Buccioni  (Presidente della S.S. Lazio Generale)

“Io c’ero! Ho vissuto in prima persona il nuovo marchio della Lazio, pensato come simbolo aggregante della rinnova­ta Lazio Calcio dal Presidente Casoni nell’estate del 1982. All’epoca ero Segretario Generale del­la società e l’idea di poter coinvolgere tutte le discipline sportive biancocelesti non trovò il consenso unanime di tutti i presidenti delle sezioni stesse. Devo dire, sinceramente, che il logo della S.S. Lazio Generale (realizzato nel 1970) è quello che esprime al meglio l’identità del club, il più antico della nostra città. L’idea grafica di Casoni di stilizzare l’aquila rendendola aggressiva e domi­nante si rese perfettamente funzionale a quel ruolo di nuova immagine del­la nostra Lazio Calcio, che veniva da troppi anni di sofferenza, fallimenti e, volendo voltare pagina, quel marchio immediatamente raccolse il pieno rico­noscimento da parte dei tifosi. La La­zio a breve spiccò il volo centrando la tanto sospirata promozione in Serie A, a Cava de’ Tirreni, il 12 giugno 1983. Personalmente, come Amministratore Unico del Luneur di Roma, misi a di­sposizione l’intera struttura del Luna Park, la sera del 19 giugno 1983 per una storica festa del popolo laziale, ren­dendo gratuito l’utilizzo di tutte le attra­zioni del Parco. Ai tifosi che invasero la struttura del Luneur fu fatto omaggio di tantissimi gadget con l’aquila stiliz­zata. Mi permetto di segnalare che la “maglia bandiera” si fregiò dello scudet­to tricolore sia con la Lazio Primavera, vincendo il campionato di categoria del 1986/87, sia con la Lazio Calcio Fem­minile (nella foto la Morace e la Furlotti con due piccole tifose) che si laureò Campione d’Italia in quella stessa stagione e, indossando sempre quella maglia, l’anno successi­vo, nel 1987/88, con la formazione più̀ forte di sempre che portò a termine una stagione irripetibile dove non conobbe mai sconfitta. E fu Gloria!”.

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