LA MAGLIA

Secondo la storiografia ufficiale nel 1902 si affaccia il celeste sulle bianche maglie da gioco probabilmente grazie all’arrivo a Roma di Bruto Seghettini. Il “Racing Club de France de Paris”, polisportiva parigina, probabilmente viene presa a modello per la scelta dei colori sulle prime maglie da football della Lazio grazie ai racconti di Seghettini, già socio del Racing che utilizzava casacche dai colori bianco e celesti a righe orizzontali. Ciò potrebbe spiegare la comparsa del celeste abbinato al già presente colore bianco. Si può quindi supporre che la scelta dei colori bianco e celeste, adottati da questo momento in poi sulle casacche della Lazio, oltre che dalla bandiera greca, sia influenzata anche dalla squadra parigina. In attesa del “pronti e via” all’utilizzo delle prime maglie biancocelesti, chiaramente più elaborate e complicate da realizzare, i calciatori della Lazio nel 1903 decidono di uniformarsi con un’unica divisa elegante che rappresenti tutta la squadra.  Viene scelta, come modello da gioco, una camicia di colore bianco di derivazione civile, di facile reperibilità e dal costo accessibile per tutti gli atleti. Si passa quindi dalle maglie di derivazione ginnica alle camicie di colore bianco, in attesa di terminare i preparativi di quelle dal doppio colore bianco e celeste.

1903, si gioca con la camicia bianca, elegante e comune per tutti

La stagione

La nascita del football a Roma incontra delle notevoli difficoltà. Incuriositi dalle evoluzioni del pallone e dai movimenti imprevedibili dei giocatori, i primi spettatori incapaci di comprendere le regole del gioco, si radunano ai bordi del campo per schernire gli atleti. Così spesso accade che qualche spettatore più facinoroso, una volta impadronitosi del pallone, lo trafigga con un punteruolo oppure un coltello. Per i primi footballeurs della Lazio, il problema principale non era quello di perfezionare la propria tecnica, bensì quello di proteggere la palla stessa dalle lame del dispettoso pubblico. Alberto Canalini, di professione falegname e socio laziale, costruisce le prime porte di legno a Roma e le pianta a Piazza d’Armi. Esse consistono in due pali di legno collegati tra loro da una fune con appese delle bandierine, che funge da traversa. Fino a quel momento, degli abiti o addirittura dei semplici sassi sono utilizzati per delimitare le porte in assenza di soluzioni migliori. Il portiere, inoltre, ha la possibilità di giocare per tutto il campo tenendo tranquillamente il pallone tra le mani. Il capitano Sante Ancherani, appena tornato da un viaggio a Londra con un paio di scarpini professionali, incarica un calzolaio di realizzare per tutti i componenti della squadra l’esatta copia di queste nuove calzature.

La Rosa

Portieri: Balestrieri, Volpi. Giocatori: Ancherani, Bitetti, P. Cerruti (I), E. Cerruti (II), F. Cerruti (III), D’Amico, De Mori, Golini, Grassi, Grifoni, Mariotti, Masini, Pellegrini, Pollina, Ricci. Allenatori: Seghettini, Ancherani.

Curiosità

Con la Lazio nascevano le prime porte per il football a Roma. Sante Ancherani spiegava come veniva preparato il campo: “Da principio ci mettevano tutti in circolo, poi cominciammo a fa’ le porte coi vestiti. Ne mettevamo un po’ da una parte e po’ dall’altra e misuravamo sette passi e mezzo. Per un po’ di tempo andammo avanti così. Poi, finalmente, mettemmo i bastoni, pali no, per carità. Due bastoni che avranno avuto si e no tre centimetri di diametro e ‘na cordicella…”. E’ la figura di Alberto Canalini, di professione falegname e socio laziale, ha costruire le prime porte di legno a Roma e con l’aiuto di Ancherani le piantarono giustappunto a Piazza d’Armi. Esse consistevano in due pali lignei collegati tra loro da una corda che fungeva da traversa.

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